Editoriale - Aprile 2019
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Respiro di Risurrezione

"Sono risorto e sono ancora con te, alleluia.
"Tu hai posto su di me la tua mano, alleluia.
Mirabile è la tua conoscenza, alleluia, alleluia".
(Domenica Paschae in resurectione Domini, gregoriano)

Cantiamolo in coro all’aurora della domenica di Pasqua, perché Colui che ha versato acqua e sangue, Colui al quale è stata infitta nel costato una lancia, a cui sono stati bucati i palmi delle mani e i dorsi dei piedi e ha reclinato il capo sfinito dall’agonia, non è morto, ma vive. È risorto!
Potremo danzare acclamando Osanna: "Hoshi ah-na", oh si salvaci! Un’ ovazione angelica per noi uomini fatti poco meno degli angeli. Oh sì, strappaci dal baratro, protendi su di noi la tua magnificenza e prendici per mano, cullaci con la tenerezza di una madre, così che possa diventare un luogo inabitato quel solco di terra in cui la morte ci getta e il suolo si spacchi così da poterci librare in un vortice di chiarità eterna. Davanti a noi, oggi, c’è un sepolcro vuoto, fasce appese come burattini senza fili ai bordi, volti increduli di donne stupite ed innamorate. E' il sepolcro inabitato a determinare l’incontenibilità di Dio. Ugualmente incontenibile in ogni nostro gesto, parola, pensiero, bacio o silenzio. Perché Lui risorge.
"Il Signore è Dio e ci illumina", canta il salmista, ci fa splendere di quella luce che abbaglia una granitica tomba vuota e i nostri templi, ancor prima che albeggi, si vestono di bianco, si adornano di fiori che la terra spalanca a primavera, di incensi profumati, e ai piedi dell’altare, a segnare la vita che libera la morte, un cero si erge quale albero che rende viva la notte e dona la capacità di intravedere il mistero, voce di speranza per ogni pianto, bellezza contro ogni abbruttimento, perché lanterna ai nostri passi è il Risorto..
Il silenzio è rotto, la contrizione lascia spazio ad una nuova energia, quella salvifica, quella che grida: "Oh morte, dov’è la tua vittoria?"
E' il tempo della meraviglia, un kairos da danzare cingendoci delle bende del sudario ora candide come i primi fiori che sbucano dalla neve.

Milena Simonotti



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